Il 10 e 11 novembre si è tenuto a Palermo il convegno internazionale “E l’Europa disumanizzò se stessa. Geografie mediterranee in azione / And Europe Dehumanized Itself. Mediterranean Geography in Action”, che ha visto la partecipazione di studiosi italiani e stranieri. Il fine del Convegno, promosso da Giulia de Spuches dell’Università di Palermo, è stato quello di creare una prima tappa che coinvolgesse molteplici voci di ricercatori e attivisti sulla questione del Mediterraneo. Il format è stato un workshop che ha avuto come metodo la pratica dell’ascolto, un agire di concerto, non proponendo quindi temi ma questioni. Il primo incontro si è tenuto presso la Soprintendenza del Mare nella sede di Palazzetto Mirto. Lo scopo e l'argomento centrale del convegno e del dibattito che ne è seguito, è stato quello di tentare di fare il punto sulla situazione geopolitica attuale che vede al centro della scena il Mediterraneo e l'Europa nel difficile contesto di “immigrazione”, sotto i nostri occhi quotidianamente. Il ruolo dell'Europa , una volta terra di emigrazione e oggi sempre più miraggio e luogo di salvezza non solo per le popolazioni sub-sahariane ma anche per chi fugge dalle zone di guerra del medio oriente, è di giorno in giorno sempre più rilevante e sempre di più al centro delle nuove questioni di politica internazionale. La Soprintendenza del Mare, conscia del suo ruolo e della sua attività svolta nel contesto mediterraneo a tutela del patrimonio sommerso, non casualmente ha ospitato ed è stata parte attiva in questo improcrastinabile appuntamento di riflessione e proposta. Dopo i saluti e l'apertura dei lavori da parte di Alessandra de Caro, sono intervenuti Giulia de Spuches, Olivier Thomas Kramsch, Gabriele Proglio, Alessandra Bonazzi e Chiara Giubilaro. Hanno preso parte al dibattito successivo anche Corrado Pedone e Gabriella Monteleone della Soprintendenza del Mare. Ha presieduto il dibattito Laura Lo Presti. Gli argomenti salienti che hanno caratterizzato il convegno vanno dalla necessità di una “rimappatura” del mondo e del ruolo degli Stati che si affacciano sul Mediterraneo, alla nuova funzione del mare inteso non più come un limite-vincolo ma come una speranza illimitata di dialogo e pace tra i popoli. Sono stati toccati vari argomenti da un auspicabile nuovo ruolo della comunicazione mediatica nelle tragedie e nelle speranze del mare (e da qui la necessità di una controestetica-mediatica delle migrazioni) ad una nuova prospettiva politica di una Europa post coloniale. |
